Migliorando le condizioni di vita si contribuisce a sconfiggere la violenza


Il piú delle volte, il loro, é un lavoro ingrato. Non di rado, é visto con diffidenza ed ostacolato da coloro che, alla fin fine, cercano di aiutare. Per le Organizzazioni non Governative, come le tanti presenti in Venezuela, la sola soddisfazione viene data dai risultati ottenuti. E, a conti fatti, sono l’unica cosa che conta realmente.


Schivi, riluttanti ed assai riservati. I responsabili delle Ong di solito non amano la pubblicitá e non frequentano i “salotti” della “Caracas bene”. Per questo, quando un umido pomeriggio degli ultimi giorni di ottobre riceviamo la telefonata di Luigi Di Chiara, Coordinatore Generale del Cesvi per il Venezuela, e di Massimiliano Benevelli, rappresentante della stessa Ong, commentandoci che desideravano informare circa le loro attivitá nel Paese, non ci parve vero. Insomma, era come un invito a nozze. Cosí, sfidando il traffico caotico di una cittá disumana e cresciuta senza pianificazione, e venendo meno alla “tradizione” dei nostri tropici, che vuole che ad un appuntamento si giunga in ritardo quasi fosse una manifestazione di maleducazione la puntualitá, ci recammo al nostro incontro.


– Siamo in Venezuela dal 1997 – ci dice subito Di Chiara, per rompere il ghiaccio e, allo stesso tempo, illustrarci le attivitá del Cesvi.


Aiutandosi con un “brochure” ricco in cifre, dati statistici ed informazioni, prosegue:


– Al mondo, oggi, si dedicano circa 900 miliardi di dollari l’anno alle spese militari, 360 miliardi ai sussidi all’agricoltura ed appena 50 miliardi agli aiuti allo sviluppo. Questo spiega le ragioni di essere delle Organizzazioni non Governative come la nostra.


Sostiene che “una delle ambizioni del Cesvi é quella di contribuire alla solidarietá e alla giustizia sociale”.


– Cosa vuol dire? – si chiede, per immediatamente rispondersi:


– Consideriamo che al migliorare le condizioni sociali, le condizioni di vita della popolazione piú umile e svantaggiata, nei paesi in via di sviluppo, si contribuisce anche a sconfiggere le ragioni della guerra, della violenza, del degrado ambientale. Il principio che orienta le nostre azioni é l’aiuto umanitario, spoglio dell’atteggiamento paternalista. E cioé, un aiuto che favorisca il rafforzamento delle autonome capacitá locali. In pratica, cosa si vuole? Semplice, che le comunitá locali siano messe in grado di migliorare autonomamente le loro condizioni di vita.


Soggiunge sottolineando che “un altro principio molto importante é il rispetto della cultura e delle autonomie di queste comunitá”.


– Vi é poi la trasparenza nell’uso delle risorse – sottolinea – Una parte importante delle nostre risorse, oltre che dal Governo italiano, dall’Unione Europea e dall’agenzie delle Nazioni Unite, proviene dal contributo spontaneo di coloro che credono in quel che facciamo, che credono nel nostro lavoro, che credono nelle ragioni della giustizia e dell’uguaglianza sociae,. Ci affidano somme di denaro che noi dobbiamo gestire con estrema accuratezza.


Spiega, quindi, che “il Cesvi é una delle principali ONG italiane ed una delle maggiori Ong straniere presenti nel Paese”.


– Abbiamo una presenza capillare in 30 Paesi nel mondo – soggiunge -. In America Latina concentriamo le nostre azioni in due grandi coordinamenti regionali: quello di Lima, con giurisprudenza sulla regione andina e sulla Amazzonia brasiliana; e quello Colombia-Venezuela, una regione con una storia e tanti interessi in comune. Il nostro lavoro, in Venezuela, si concentra nel rafforzare le capacitá producttive nell’agricoltura e, in particolare, nell’ambito della produzione del cacao; e nella difesa dell’infanzia in situazione di rischio sociale.


– Venezuela, terzo mondo, aiuti allo sviluppo. Sembra tutto assai semplice. Poi, invece, le cose si complicano. Si spulciano le statistiche ed appare la fotografia di un paese ricco e di una popolazione con un “pro-capite” assai elevato. Chiaro, le statistiche riflettono un paese inesistente, poiché non prendono in considerazione e quindi non danno un giusto peso alla distribuzione delle ricchezze. In altre parole, non tengono in conto che c’é chi mangia tre polli e chi, invece, non sa neanche cosa sia un pollo. Ciononostante, a chi deve assegnare gli aiuti allo sviluppo, poco importa. Avete difficoltá al momento di sollecitare, di reperire i fondi per i progetti in Venezuela?


– E’ vero – afferma – abbiamo grosse difficoltá nei confronti dei grandi finanziatori internazionali. Comunque, non contiano solo su questi. Abbiamo anche risorse proprie. Eppoi, come é accaduto in altre occasioni, riceviamo fondi anche da enti locali. C’é, peró, da dire due cose. In primo luogo, la numerosa presenza italiana in Venezuela e la vicinanza storica dell’Italia al Venezuela. Non dobbiamo dimenticare poi il prestigio dell’Italia. Ecco, noi contiamo, puntiamo sulla somma di tutti questi elementi.


Massimiliano Benevelli, che fino ad ora era stato un semplice spettatore ascoltando con attenzione la nostra conversazione con Di Chiara, interviene per sottolineare:


– Il problema é molto piú complesso. Tanti donatori e soprattutto le agenzie internazionali, nello stabilire, nel costruire le proprie statistiche prendono in considerazione essenzialmente il Prodotto Interno Lordo ed il Prodotto Interno Lordo “pro-capite”.


– Insomma, nulla importa l’esistenza di una desiguale distribuzione della ricchezza…


– Esatto – sottolinea -. E’ questo un problema sul quale, noi del Cesvi, ci battiamo da tempo. Non é solo il caso del Venezuela. Come questo, ce ne sono altri. Il Venezuela é sempre al primo posto negli indici statistici. Per questo, un donatore sostiene che, se si ha un “budget”, questo dev’essere destinato con prioritá ad altri Paesi, apparentemente piú bisognosi. Magari quelli del Centroamerico o forse al Perú o all’Ecuador. Ma gli indicatori bisognerebbe anche analizzarli in maniera dissociata. Insomma, andare a vedere se realmente riflettono la realtá del paese.


Osserva che in Venezuela vi sono importanti sacche di povertá e che nella stessa Caracas “sono rappresentati due Paesi”.


– Vi sono zone, quartieri con un tenore di vita europeo o nordamericano e, a soli pochi metri, altri in cui vivono famiglie intere che non hanno con che sfamarsi.


– Insomma, convivono livelli di vita europei con altri simili a quelli haitiani…


– Si…- interviene Di Chiara -. Questo discorso si ricollega alla nostra convinzione che una migliore distribuzione delle ricchezze tra nord e sud contribuirá a ridurre la causa delle guerre, del terrorismo e del degrado ambientale.


Il piú delle volte, il loro, é un lavoro ingrato. Non di rado, é visto con diffidenza ed ostacolato da coloro che, alla fin fine, cercano di aiutare. Per le Organizzazioni non Governative, come le tanti presenti in Venezuela, la sola soddisfazione viene data dai risultati ottenuti. E, a conti fatti, sono l’unica cosa che conta realmente.


Schivi, riluttanti ed assai riservati. I responsabili delle Ong di solito non amano la pubblicitá e non frequentano i “salotti” della “Caracas bene”. Per questo, quando un umido pomeriggio degli ultimi giorni di ottobre riceviamo la telefonata di Luigi Di Chiara, Coordinatore Generale del Cesvi per il Venezuela, e di Massimiliano Benevelli, rappresentante della stessa Ong, commentandoci che desideravano informare circa le loro attivitá nel Paese, non ci parve vero. Insomma, era come un invito a nozze. Cosí, sfidando il traffico caotico di una cittá disumana e cresciuta senza pianificazione, e venendo meno alla “tradizione” dei nostri tropici, che vuole che ad un appuntamento si giunga in ritardo quasi fosse una manifestazione di maleducazione la puntualitá, ci recammo al nostro incontro.- Siamo in Venezuela dal 1997 – ci dice subito Di Chiara, per rompere il ghiaccio e, allo stesso tempo, illustrarci le attivitá del Cesvi.


Aiutandosi con un “brochure” ricco in cifre, dati statistici ed informazioni, prosegue:- Al mondo, oggi, si dedicano circa 900 miliardi di dollari l’anno alle spese militari, 360 miliardi ai sussidi all’agricoltura ed appena 50 miliardi agli aiuti allo sviluppo. Questo spiega le ragioni di essere delle Organizzazioni non Governative come la nostra.


Sostiene che “una delle ambizioni del Cesvi é quella di contribuire alla solidarietá e alla giustizia sociale”.


– Cosa vuol dire? – si chiede, per immediatamente rispondersi:– Consideriamo che al migliorare le condizioni sociali, le condizioni di vita della popolazione piú umile e svantaggiata, nei paesi in via di sviluppo, si contribuisce anche a sconfiggere le ragioni della guerra, della violenza, del degrado ambientale. Il principio che orienta le nostre azioni é l’aiuto umanitario, spoglio dell’atteggiamento paternalista. E cioé, un aiuto che favorisca il rafforzamento delle autonome capacitá locali. In pratica, cosa si vuole? Semplice, che le comunitá locali siano messe in grado di migliorare autonomamente le loro condizioni di vita.


Soggiunge sottolineando che “un altro principio molto importante é il rispetto della cultura e delle autonomie di queste comunitá”.


– Vi é poi la trasparenza nell’uso delle risorse – sottolinea – Una parte importante delle nostre risorse, oltre che dal Governo italiano, dall’Unione Europea e dall’agenzie delle Nazioni Unite, proviene dal contributo spontaneo di coloro che credono in quel che facciamo, che credono nel nostro lavoro, che credono nelle ragioni della giustizia e dell’uguaglianza sociae,. Ci affidano somme di denaro che noi dobbiamo gestire con estrema accuratezza.Spiega, quindi, che “il Cesvi é una delle principali ONG italiane ed una delle maggiori Ong straniere presenti nel Paese”.


– Abbiamo una presenza capillare in 30 Paesi nel mondo – soggiunge -. In America Latina concentriamo le nostre azioni in due grandi coordinamenti regionali: quello di Lima, con giurisprudenza sulla regione andina e sulla Amazzonia brasiliana; e quello Colombia-Venezuela, una regione con una storia e tanti interessi in comune. Il nostro lavoro, in Venezuela, si concentra nel rafforzare le capacitá producttive nell’agricoltura e, in particolare, nell’ambito della produzione del cacao; e nella difesa dell’infanzia in situazione di rischio sociale.


– Venezuela, terzo mondo, aiuti allo sviluppo. Sembra tutto assai semplice. Poi, invece, le cose si complicano. Si spulciano le statistiche ed appare la fotografia di un paese ricco e di una popolazione con un “pro-capite” assai elevato. Chiaro, le statistiche riflettono un paese inesistente, poiché non prendono in considerazione e quindi non danno un giusto peso alla distribuzione delle ricchezze. In altre parole, non tengono in conto che c’é chi mangia tre polli e chi, invece, non sa neanche cosa sia un pollo. Ciononostante, a chi deve assegnare gli aiuti allo sviluppo, poco importa. Avete difficoltá al momento di sollecitare, di reperire i fondi per i progetti in Venezuela?- E’ vero – afferma – abbiamo grosse difficoltá nei confronti dei grandi finanziatori internazionali. Comunque, non contiano solo su questi. Abbiamo anche risorse proprie. Eppoi, come é accaduto in altre occasioni, riceviamo fondi anche da enti locali. C’é, peró, da dire due cose. In primo luogo, la numerosa presenza italiana in Venezuela e la vicinanza storica dell’Italia al Venezuela. Non dobbiamo dimenticare poi il prestigio dell’Italia. Ecco, noi contiamo, puntiamo sulla somma di tutti questi elementi.Massimiliano Benevelli, che fino ad ora era stato un semplice spettatore ascoltando con attenzione la nostra conversazione con Di Chiara, interviene per sottolineare:- Il problema é molto piú complesso. Tanti donatori e soprattutto le agenzie internazionali, nello stabilire, nel costruire le proprie statistiche prendono in considerazione essenzialmente il Prodotto Interno Lordo ed il Prodotto Interno Lordo “pro-capite”.


– Insomma, nulla importa l’esistenza di una desiguale distribuzione della ricchezza…- Esatto – sottolinea -. E’ questo un problema sul quale, noi del Cesvi, ci battiamo da tempo. Non é solo il caso del Venezuela. Come questo, ce ne sono altri. Il Venezuela é sempre al primo posto negli indici statistici. Per questo, un donatore sostiene che, se si ha un “budget”, questo dev’essere destinato con prioritá ad altri Paesi, apparentemente piú bisognosi. Magari quelli del Centroamerico o forse al Perú o all’Ecuador. Ma gli indicatori bisognerebbe anche analizzarli in maniera dissociata. Insomma, andare a vedere se realmente riflettono la realtá del paese.Osserva che in Venezuela vi sono importanti sacche di povertá e che nella stessa Caracas “sono rappresentati due Paesi”.


– Vi sono zone, quartieri con un tenore di vita europeo o nordamericano e, a soli pochi metri, altri in cui vivono famiglie intere che non hanno con che sfamarsi.- Insomma, convivono livelli di vita europei con altri simili a quelli haitiani…- Si…- interviene Di Chiara -. Questo discorso si ricollega alla nostra convinzione che una migliore distribuzione delle ricchezze tra nord e sud contribuirá a ridurre la causa delle guerre, del terrorismo e del degrado ambientale.