Tra amore e paura


SAN CRISTOBAL:- Nonostante il lavoro di costruttore e gli impegni familiari il console onorario di San Cristóbal Giovanni Bertolo è sempre presente quando un italiano ha bisogno di una pratica, un consiglio, un aiuto. A San Cristóbal ormai da anni segue con scrupoloso interesse le necessità di una collettività grande, integrata ma anche spaventata dai sequestri e la normale criminalità.


Nel Táchira – ci dice Bertolo – abbiamo circa 3mila ottocento italiani di passaporto ma la comunità è ben più grande. Ed importante, costituita da persone attive e ben inserite nel tessuto commerciale e industriale.-


– In quali aree particolarmente?-


Soprattutto nel settore della metallurgia, il legname e la costruzione. L’italiano è simbolo di lavoro, correttezza, rispetto. È amato e rispettato ma egli stesso ama profondamente questa terra che per molti ha forti similitudini con quella lasciata in Italia. –


– Lo stato Táchira è stato meta privilegiata anche di molti italiani arrivati all’inizio del ‘900.-


Si anche se il grande afflusso c’è stato nel secondo dopoguerra. Qui gli italiani non si sentono emigranti e molti si sono sposati con donne venezuelane creando famiglie miste.-


– I problemi?-


Essenzialmente quello della sicurezza. Il problema dei sequestri è gravissimo. L’agiata posizione economica di molti connazionali unita alla posizione geografica del Táchira che lo rende uno degli stati più vulnerabili alla guerriglia e ai gruppi paramilitari colombiani, hanno trasformato l’industria dei sequestri in una delle più fiorenti. E, soprattutto negli ultimi anni, è andato aumentando il numero degli italiani nel mirino.-


– In questo momento quanti italiani sono ancora nelle mani di sequestratori?-


Dello stato Táchira tre ma dall’inizio dell’anno a oggi sono stati sei. Insomma è un pericolo molto forte che condiziona la vita dei nostri connazionali.-


– C’è anche un alto indice di criminalità.-


Altissimo. Basti pensare che abbiamo tre, quattro, cinque, anche sei omicidi al giorno. Sono veri e propri regolamenti di conti. All’improvviso arrivano e sparano con la chiara intenzione di ammazzare quella persona. Ovviamente viviamo tutti nel terrore.-


– Ma chi si dedica a questo tipo di omicidi?-


Non si sa bene. È vero che in genere i morti sono persone che hanno avuto qualche antecedente penale ma ovviamente ciò non giustifica che vengano assassinati. Purtroppo non c’è nessuno in galera per questo tipo di omicidi.-


– La Ong Cofavic da tempo denuncia omicidi di questo tipo perpretrati da bande di parapoliziotti.-


Non so chi siano i mandanti nè gli esecutori di questi delitti. E per fortuna fino ad oggi non hanno colpito la nostra collettività. Ma creano uno stato di paura molto forte. San Cristóbal di notte resta praticamente vuota. Vuoti i ristoranti deserte le sale cinematografiche. Io sono ormai anni che non vedo un film in un cinema o che non vado a cena fuori. Qualche volta mi reco nel Centro Italiano perchè lì ci sentiamo abbastanza sicuri.-


Il Centro Italiano di San Cristóbal è realmente molto bello, inserito com’è in un ambiente di verde e fiori. Ma ciò che lo rende unico è il paesaggio. Stupende le Ande si stendono ai piedi dell’edificazione. Ha già una bella piscina e vari progetti per ampliarlo sono già in corso.-


– Non è una vita facile per i più giovani.-


No, per loro non è affatto facile. Non ci sono discoteche nè luoghi di ritrovo dove divertirsi. La paura obbliga spesso i genitori ad allontanarli e farli andare a studiare in altre città.-


– Eppure il Táchira ha ottime università.-


Si, davvero ottime. Direi che in quel senso non è seconda a nessun altra città, neanche a Caracas. È una delle regioni in cui ci sono più università e chi vuole studiare può farlo perfettamente.-


– Gli italiani si sono inseriti anche nel mondo culturale?-


Ci sono alcuni professori universitari come l’ex console onorario Bruno Melasecca e la figlia che insegnano entrambi diritto. Inoltre due delle scuole più importanti e prestigiose di San Cristóbal sono state fondate da italiani: Guarino Guarientos e Marcuzzi. Le scuole “Colegio Metropolitano” e la Don Bosco, hanno circa seimila alunni e insegnano anche l’italiano.-


– E in politica? C’è qualche “figlio” con aspirazioni politiche a livello locale”-


No. Direi purtroppo no perchè come ci ha detto una volta l’ex ambasciatore Adriano Benedetti i politici hanno il potere per cambiare, positivamente o negativamente, la nostra vita. Lui esortava i genitori a sostenere i figli con aspirazioni politiche ma, a dir la verità, i nostri giovani si mantengono lontani dalla palestra politica. Probabilmente non riescono ancora a staccarsi dalla pelle la sensazione dell’emigrante che non deve, non può immischiarsi negli affari politici del paese in cui vive.-


– Esistono sacche di povertà tra i nostri connazionali?-


Si ma per fortuna gli italiani in condizioni di indigenza non sono moltissimi. Comunque nell’ultimo anno abbiamo portato avanti un lavoro capillare con il contributo del Centro Italiano, le associazioni regionali, e quelle assistenziali come il Coasit e tutti insieme stiamo innanzi tutto localizzando e poi aiutandoli, come meritano, gli italiani bisognosi. Vogliamo far sentire a tutti la solidarietà nostra e dell’Italia. Il vicenconsolato per svolgere al meglio questo compito ha messo a disposizione dell’assistenza sociale una persona a tempo pieno, il sig. Tacarelli che sta svolgendo un ottimo lavoro. Per noi è importante non soltanto offrire l’aiuto economico ma anche il sostegno morale.-


Abbiamo potuto constatare personalmente che alle parole del viceconsole Bertone fanno seguito i fatti e ci auguriamo che si moltiplichino, in altri stati, viceconsoli con la stessa vocazione di servizio.