Cosa vorremmo dall’Italia

Il passaggio del referendum ha messo in evidenza, ancora una volta, e, forse, con più drammatismo che mai, l’enorme spaccatura che esiste all’interno della società venezuelana.


Una spaccatura che non ha niente a che vedere con le semplificazioni tanto care a chi ci osserva con occhi da neo-colonialismo intellettuale, che vorrebbero ridurle a divisioni tra bianchi e neri o ricchi e poveri.


La polverizzazione di certe posizioni crea un panorama molto più complesso e difficile, difficile da gestire per chi ci governa e per chi ha il compito di assumere le redini di un’opposizione. Tra tante ferite, lacerazioni, accuse, diffidenze, si rischia di perdere la serenità e di scivolare verso posizioni di assoluto trionfo o assoluta sconfitta.


Posizioni, entrambe, sbagliate. Se anche fossero accettati dalle parti i numeri dati dal CNE essi indicherebbero che più di un 40 per cento della popolazione ha espresso, con il proprio voto, il desiderio di un cambio a livello di governo. Un patrimonio estremamente importante per le forze dell’opposizione.


In politica la conclusione di una tappa è anche l’inizio di un’altra. Il referendum è solo un passaggio e chi desidera un cambio non può permettersi pianti sterili, deve continuare a lottare.


Senza mai abbandonare il cammino democratico. I canti di sirena che promettono tutto subito hanno insanguinato la storia dell’America Latina e va loro sbarrata la strada con fermezza e determinazione.


È per la democrazia e all’interno della democrazia che devono lottare sia il governo che l’opposizione. Con azioni concrete e non con belle parole. Le azioni concrete significano innanzi tutto il rispetto delle differenze. All’interno della nostra comunità, una comunità che ha superato gli anni in cui stava in finestra a guardare e si limitava a lavorare, c’è di tutto. Ed è proprio la pluralità democratica che ci caratterizza che vorremmo veder tutelata dal governo italiano.


Partecipare e vincere una gara d’appalto, accedere ad un posto di lavoro, deve essere garantito a tutti i cittadini indipendentemente dalle idee politiche, dalla firma messa per un referendum, dalle dichiarazioni date alla stampa. Nessuno deve aver paura di esprimere le proprie idee, di militare in questo o quel partito, di sentirsi vicino al governo o all’opposizione. Nè oggi nè mai.


La democrazia è un principio che va al di là di questo o quel governo ed oggi, in Venezuela, paese in cui un voto ha tragicamente disegnato la spaccatura di forze praticamente paritarie, è più che mai necessario che il contesto internazionale, e per quanto ci concerne, in primo luogo l’Italia, ci aiutino a tutelarla.


Se ciò non dovesse avvenire significherebbe che i tempi in cui la vita di un emigrante valeva qualche sacco di carbone sono scomparsi solo a parole.